Elezioni americane del 2024 le previsioni di Lichtman

Il 5 novembre si terranno negli Stati Uniti le elezioni per scegliere il 47º presidente. Qui si parla delle previsioni di Allan Lichtman e del suo modello per predire il vincitore delle presidenziali americane.

Quattro anni dopo: la nuova previsione

Martedì 5 novembre si terranno negli Stati Uniti le elezioni per scegliere il 47º presidente. Dopo la rinuncia del presidente uscente Joe Biden (p. democratico), i candidati sono: Kamala Harris (p. democratico)  e Donald Trump (p. repubblicano). Siccome si prevede un testa a testa, la campagna elettorale, in questi ultimi giorni, sta occupando molto spazio nei sondaggi e nei dibattiti sui media non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo.

Dato che, 4 anni fa, mi aveva molto incuriosito la notizia che riguardava le infallibili previsioni del professor Allan Lichtman, basate su un modello che ha elaborato insieme al geofisico russo Vladimir Keilis-Borok, e che avevo scritto un post a questo proposito [1], ho pensato di farlo anche quest’anno, per vedere se il pronostico si avvera di nuovo.

In effetti, come da lui previsto, le elezioni del 2020 furrono vinte dal democratico Joe Biden e sembra che, dal 1984 ad oggi, Lichtman abbia sempre azzeccato il nome del vincitore tranne che nella elezione del 2000, quando i candidati erano George Bush e Al Gore e la presidenza andò al candidato repubblicano (Bush) nonostante che il voto popolare avesse favorito il democratico (il candidato che Lichtman aveva indicato come vincitore).

Il modello è molto semplice, si basa su 13 domande o “chiavi della Casa Bianca” che sono una serie di indicatori che servono a valutare l’operato e l’affidabilità del partito al potere in base a fattori politici, economici e sociali. La risposta a ciascuna delle domande, che sono sempre le stesse, può essere VERO o FALSO; se alla fine il numero delle risposte vere è superiore a 6, allora il presidente in carica (ol il candidato del partito attualmente in carica) verrà rieletto, altrimenti no.

Il risultato per queste elezioni,  secondo Allan Lichtman, è di 8 VERO e 5 FALSO, quindi  il nuovo presidente degli Stati Uniti sarà Kamaha Harris.

Purtroppo non sono riuscito a trovare un articolo che spieghi nel dettaglio come Lichtman sia giunto a questo risultato e come abbia giustificato la risposta a ogni domanda, quindi lo prenderò per buono.

Allo stesso tempo, poiché le 13 domande sono note e sono le stesse di quattro anni fa, proverò a dare io una risposta a ciascuna di esse.

Il modello e le risposte per il 2024

Aiutandomi con delle ricerche in rete (articoli e interviste) e con l’aiuto di qualche AI, non influenzato dalle risposte di Lichtman (poiché non le conosco), ho provato a rispondere alle 13 domande:

  1. Mandato del partito – Dopo le elezioni di medio termine, il partito in carica detiene più seggi alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti rispetto alle precedenti elezioni di medio termine: FALSO –  Con le elezioni di metà mandato, tenutesi nel 2022, i democratici hanno perso la maggioranza della Camera, anche se hanno mantenuto quella al Senato.
  2. Competizione interna – Non esiste una seria competizione in seno al partito in carica per la nomination: VERO – Quando Biden si è ritirato ha indicato subito Kamala Harris come sua sostituta e il congresso dei democratici ha confermato la sua nomination. Non ci sono state primarie per sceglierla, ma non mi risulta che qualcuno si sia opposto a questa “investitura dall’alto“. Anzi la Harris ha ricevuto l’appaoggio da parte di tutte le principali personalità del partito democratico.
  3. Candidato in carica – Il candidato designato dal partito attualmente in carica è il presidente uscente: FALSOJoe Biden è stato il candidato fino a fine luglio 2024, poi ha dovuto rinunciare a causa del vantaggio che Trump stava accumulando nei sui confronti e delle numerose polemiche riguardanti una sua presunta inadeguatezza al ruolo dovuta soprattutto all’età avanzata e al suo stato di salute.
  4. Terze parti – Non c’è una presenza significativa di un terzo partito o di un candidato indipendente: VERO – Ufficialmente ci sono altri tre candidati: Jill Stein (verdi), Cornel West (Indipendente), Chase Oliver (Libertarian Part), ma nessuno di questi ha un seguito significativo [7].
  5. Economia a breve termine – L’economia non è in recessione durante la campagna elettorale: VERO – “La crescita dell’economia americana 2,8%) è stata leggermente inferiore alle attese degli economisti (che avevano stimato un’espansione del 3%), ma gli Stati Uniti hanno comunque allontanato i rischi di recessione che all’inizio dell’anno erano stati prospettati.[8]
  6. Economia a lungo termine –  La crescita economica pro capite durante l’ultimo mandato è stata maggiore o uguale a quella dei due mandati precedenti: VERO – “Di fatto gli Stati Uniti sono stati l’unico grande Paese occidentale in cui i salari, sempre misurati in potere d’acquisto, sono saliti rispetto al periodo pre-pandemico, del 5,2 per cento. Sono stati battuti solo da piccole realtà di poche milioni di abitanti, ed è stridente il confronto con gli stipendi italiani, olandesi, tedeschi, scesi rispettivamente del 5,7 del cinque e del tre per cento.[9]
  7. Cambiamento di politica – L’amministrazione in carica ha effettuato importanti riforme: VERO – L’amministrazione Biden sì è distinta per alcuni provvedimenti che hanno cambiato rotta rispetto all’amministrazione precedente soprattutto nell’ambito del clima, della sanità e dell’ambiente. Dopo il Covid ha messo in atto un imponente piano per favorire la ripresa dell’economia ed aiutare le famiglie indigenti. Rilevanti anche i contributi alla lotta all’evasione fiscale e alle discriminazioni sociali [10] [11].
  8. Disordini sociali – Non c’è stata una significativa instabilità sociale durante l’ultimo mandato: VERO – Non si registrano negli ultimi mesi rivolte e tumulti particolari. Ciò non significa che la situazione interna degli USA sia esente da problemi gravi e tensioni interne che invece esistono e sono pressanti. Le problematiche principali per le quali ancora non si è posto rimedio sono: l’aumento della disuguaglianze sociali, le discriminazioni civili, la precarietà del lavoro, l’assistenza sanitaria non accessibile a tutti, le risorse limitate per il sistema scolastico pubblico, l’immigrazione clandestina,  lo sfruttamento e l’emarginazione degli immigrati, la pericolosa diffusione delle armi e degli atteggiamenti violenti tra i civili, l’esplonsione senza freno della droga (soprattutto del Fentanyl).
  9. Scandalo – L’amministrazione in carica non ha subito scandali importanti: VERO/FALSO – Non ci sono scandali importanti che hanno colpito il presidente Biden o la sua vicepresidente Harris. Le uniche vicende che hanno colpito negli anni scorsi l’attuale amministrazione hanno riguardato presunti conflitti di interesse tra Biden e le attività di suo figlio e poi la gestione impropria di documenti riservati da parte dello stesso Biden. Ci sono state, inoltre, forti critiche nei confronti dell’amministrazione Biden/Harris riguardanti la gestione dei centri di detenzione per migranti e una presunta manipolazione dei media. Inutile parlare di polemiche su presunti conflitti di interesse e dei rapporti con lobby e centri di potere che, in una nazione come gli Stati Uniti, non possono mai mancare. Soltanto un esperto di politica americana potrebbe dire quanto queste vicende possano aver colpito il sentimento della popolazione.
  10. Successo militare o diplomatico – L’amministrazione in carica ha raggiunto importanti successi militari o in politica estera: FALSO – Personalmente credo che politica estera degli Stati Uniti sia stata semplicemernte catastrofica. E giustifico questa affermazione prendendo come esempio: il disastroso ritiro dall’Afghanistan, le continue “scaramucce commerciali” con la Cina che non  hanno impedito a quest’ultima di diventare la nazione più influente al mondo, l’inadeguatezza della diplomazia degli USA di fronte ai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, la perdita di influenza nel continente Africano a favore di Cina e Russia, la mancanza di coordinamento con l’Unione Europea riguardo le pricipali problematiche di sicurezza mondiale, ecc.
  11. Fallimento militare o diplomatico – L’amministrazione in carica non ha subito importanti fallimenti militari o in politica estera: VERO/FALSO – Tutte le scelte sbagliate e gli errori del punto precendete, secondo me, costituiscono più un peccato di ignavia e di superficialità che azioni sbagliate. Cioè Gli Stati Uniti non sono stati incisivi e tempestivi nelle loro azioni, ma queste cose hanno avuto ripercursioni su altre popolazioni non sui cittadini statunitesti che si recheranno al voto. Forse l’unico problema è forse dovuto da una dimunizione di prestigio e di potere nelle dinamiche mondiali a vantaggio della Cina.
  12. Carisma del candidato del partito al governo – Il candidato del partito in carica è carismatico o è un eroe nazionale:  FALSO – Per quanto Kamala Haris abbia avuto una carriera luminosa e piena di successi, non credo che gli americani la considerino un eroe nazionale, almeno fino ad oggi. Per quanto riguarda il carisma, credo che, il fatto di non aver seguito il consueto percorso delle primarie e di essere stata in pratica nominata da Biden (pur avendo ricevuto l’endorsment da parte di tutti i principali rappresentati del partito democratico), penalizzi leggermente la sua immagine.
  13. Carisma del candidato dell’opposizione – Il candidato del partito sfidante non è carismatico o è un eroe nazionale:  FALSODonald Trump è un personaggio controverso e sicuramente non è un eroe nazionale per gli statunitensi, soprattutto dopo gli avvenimenti di Capitol Hill del 2021. Lo stesso episodio, però, dimostra il forte ascendente che abbia sui suoi sotenitori il che dimostra un carisma non da poco. Perfino l’attentato fallito di luglio (2024) fa capire come Trump abbia polarizzato l’opinione nei suoi confronti tra gente che lo ama e gente che lo odia [12].

RISULTATO:  8-6 VERO – 5-7 FALSO —>  47º presidente USA: Kahama Harris

Quest’ultimo paragrafo scritto in meno di due ore non ha alcun valore, lo so bene. Non sono un esperto di politica o di economia e nemmeno un appassionato. Si tratta più che altro di un tentativo per carcare di capire se, in qualche modo, si possa, attraverso strumenti analitici (che non siano i soliti sondaggi), prevedere l’esito di una elezione. Continuerò comunque a cercare in rete la spiegazione del professor Lichtman per confrontarla con la mia. Stay Tuned.

 

Conclusioni

Personalmente vedo con molto distacco a questa elezione perché penso che nessuno dei due candidati abbia la forza e le capacità di portare dei miglioramenti o dei progressi in politica estera tali da influenzare il resto del mondo. Credo che la politica americana sia molto influenzata dalle potenti lobby presenti in quel paese, indipendentemente dal fatto che ci sia un presidente democratico o repubblicano, e sono convinto che l’attenzione del nuovo presidente sarà rivolta essenzialmente alle problematiche e agli interessi degli USA. Se tra i candidati ci fosse stato un vero statista, una persona di carisma, un vero visionario le cose sarebbero state diverse, ma, sinceramente, non mi sembra davvero questo il caso. Per quanto riguarda la politica interna americana, invece, credo che delle politiche che favoriscano l’equità dociale e le classi meno abbienti e che riducano le sperequazioni e le discriminazioni civili possano soltanto far bene agli Stati Uniti. Quindi, poiché tali politiche ci si aspetterebbero più dalla Harris che da Trump, forse la presidenza democratica sarebbe auspicabile per gli americani.

Detto ciò, mercoledì, all’indomani delle elezioni, non credo che assisterò a nessuna delle maratone televisive che verranno proposte sui canali nazionali e privati, ma mi vedrò un bel film su Netflix o mi leggerò un bel libro.

 

Alcune foto

Fonti e riferimenti

4 giorni ago

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