I nostri antenati: quando l’uomo è diventato tale

Gli antenati

Durante gli ultimi anni ho letto, per diletto, diversi libri riguardanti la storia dell’evoluzione dell’uomo. E’ un argomento molto affascinante ed un ambito della conoscenza che nel corso degli anni ha raggiunto dei livelli di complessità e di progresso molto elevati grazie a un approccio multidisciplinare e al contributo e alla collaborazione di scienziati e studiosi delle discipline più svariate.

Una delle domande che mi ha spinto a dedicare un po’ del mio tempo libero a queste letture è stata: “Dato che l’uomo non esiste da sempre, e che nel corso della storia del nostro pianeta si sono susseguite delle forme di vita man mano sempre più vicine alla nostra, da quando possiamo considerarci uomini?

Lo so è una domanda banale, forse un po’ superficiale e che probabilmente non ha una risposta. Anzi, forse non ha proprio senso porsi questa domanda, e forse è per questo che, negli ultimi tempi, era passata in secondo piano in seguito al sorgere di altre un po’ più sensate. Però mi è tornata in mente qualche giorno fa quando, per caso, mi sono imbattuto su un video di una conferenza tenuta dal prof. Guido Barbujani su un tema analogo [15].

Così ho iniziato a raccogliere degli appunti, ancora in fase di elaborazione e che spero non contengano troppi errori, per cercare di definire un elenco dei nostri antenati e le loro caratteristiche principali con lo scopo di individuare il periodo in cui abbiamo acquisito certe caratteristiche e certe competenze.

Non fanno parte di questo elenco alcune specie famose come l’Homo neanederthalensis, l’Homo floresiensis (hobbit), l’Homo di Denisova poiché sono “rami del cespuglio dell’evoluzione umana” [3] estinti senza avere ulteriori diramazioni. Non ne fa parte nemmeno l’Homo erectus perché sembra che all’interno di questa specie si facesse rientrare, fino a qualche anno fa, un insieme molto ampio ed eterogeneo di fossili che poi sono stati riclassificati. Per cui oggi ci si riferisce all’Homo erectus africano con il nome di Homo ergaster [2] [5] mentre con il nome di Homo erectus si intendono soprattuto le specie che sono migrate in Asia e l’hanno popolata durante la fase chiamata Out of Africa 1.

Ho voluto dare una forma schematica a questi appunti utilizzando un foglio Excel che ho condiviso in questo file: Gli antenati – Homo sapiens ancestors.

Da un punto di vista tassonomico2 tutte le specie censite condividono: ordine (Primati), tribù (Hominini), sottotribù (Hominina) ma appartengono a genere e specie diverse.

Ognuna delle 11 righe, ordinate cronologicamente, rappresenta una specie che può essere considerata un antenato dell’Homo sapiens, mentre le colonne rappresentano le caratteristiche di ciascuna specie.

Questa è una estrazione di solo di alcune colonne giusto per rendere l’idea del contenuto del file:

Considerazioni

Da questo schema originano alcune considerazioni che rappresentano ciò che mi sembra di aver capito su questo argomento.

Sappiamo che di tutte le specie di esistite è rimasta solo la nostra, Homo sapiens, ma questo non significa che quelle che ci hanno preceduto e che si sono estinte fossero inferiori, meno evolute e meno adatte rispetto alla nostra, il fatto che siano esistite e che abbiano vissuto sulla Terra per più o meno tempo (alcune anche per milioni di anni) significa che erano specie perfettamente adattate e integrate nell’ambiente in cui vivevano.

L’Homo sapiens che è stato definito “meraviglia e gloria dell’universo” [2] in realtà è il punto di arrivo di un processo lento, graduale e governato dal caso, infatti ci sono molti fattori come: il tempo, le mutazioni casuali, la selezione naturale, l’isolamento, la deriva genetica, i cambiamenti climatici che hanno favorito alcuni caratteri rispetto ad altri, alcune specie rispetto ad altre e che hanno portato alla graduale formazione di specie sempre più simili alla nostra.

Se comunque si vuole a provare a rispondere lo stesso alla domanda iniziale, ossia cosa definisce da quando gli uomini possono essere definiti tali, bisogna cercare di capire quali sono le caratteristiche che individuano un uomo e quando sono state acquisite. Comunemente si attribuiscono solo agli uomini queste capacità:

  1. bipedismo e posizione eretta,
  2. dimensione del cervello elevata,
  3. capacità di creare degli utensili,
  4. uso del fuoco,
  5. uso del linguaggio per comunicare,
  6. vita sociale e collaborazione per procurarsi cibo,
  7. forme d’arte e d’astrazione e capacità simbolica,
  8. riti funebri,
  9. uso della scrittura.

Le prime tre si pensava che fossero state acquisite più o meno contemporaneamente, in realtà i reperti archeologici raccontano che il bipedismo è stata la prima conquista degli ominini.

L‘Australopithecus afarensis è considerato il primo individuo a camminare regolarmente su due piedi [17], ma è anche vero che era una specie che, allo stesso tempo, continuava a trascorrere del tempo sugli alberi, magari per rifugiarsi in caso di pericolo o per trascorrerci la notte. La dimensione del cervello è cresciuta sempre più nel corso dei millenni, ma gli australopitechi, per esempio, avevano un cervello non di molto più voluminoso di quello dei moderni scimpanzé (450-480 cc  contro 400 cc) e che l’Homo erectus al quale si fa risalire la prima migrazione fuori dall’Africa e che aveva un’andatura bipede, dei piedi simili ai nostri e un’altezza che poteva perfino superiore quella di un umano moderno aveva un cervello che non superava i 1000 cc contro i circa 1400 cc di un Homo sapiens. Solo l’Homo heidelbergensis, antenato diretto e comune dei Sapiens e dei Neanderthal, aveva una capacità cranica di poco inferiore. Infine il cerveelo dei Neanderthal una specie che si è estinta era perfino più voluminoso dei Sapiens che li hanno soppiantati.

Già da queste due caratteristiche si capisce come, a seconda del parametro scelto, la scelta della prima specie umana cambia notevolmente.

La capacità di creare degli utensili è attribuita all’Homo habilis, da cui il nome, tanto che è stato coniato il termine cultura Olduvaiana per indicare tutti i manufatti risalenti a quel periodo. Anche gli scimpanzé sono in grado di realizzare degli strumenti e utilizzarli per procurarsi del cibo, ma il loro limite (spesso indicato con il nome “limite di Sultan“, messo in luce dagli studi di Wolfgang Kohler sugli scimpanzé) è quello di non riuscire a utilizzare degli utensili per creare un utensile che serva a uno scopo ben preciso. Questo limite, in effetti, era stato superato dall’Homo habilis che usava regolarmete pietre più grandi per scheggiare e modificare altre pietre.

Sembra che non sia facile identificare tracce di fumo e cenere dopo centinaia di migliaia di anni e soprattutto capire se siano state causate da cause naturali o intenzionalemente, ciò nonostante si fa risalire a circa 400 mila anni fa la capacità di utilizzare il fuoco. All’epoca le specie esistenti a noi più vicine erano l’Homo erectus e l’Homo heidelbergensis.

Individuare chi abbia usato il linguaggio per comunicare è complesso, poiché il linguaggio non lascia tracce dirette nei fossili. Tuttavia, gli studiosi ritengono che il linguaggio si sia probabilmente evoluto in modo graduale e non improvviso. Homo ergaster, Homo erectus e Homo heidelbergensis potrebbero aver sviluppato delle forme primitive di linguaggio (in base all’analisi delle caratteristiche fisiche deducibili dai fossili), ma nessuna di queste era al livello dell’Homo sapiens.

Molto probabilmente tutte le specie della lista vivano in comunità, ma in una forma non dissimile da quella che possiamo notare negli scimpanzé. Una prima collaborazione per la produzione di strumenti è probabile che sia stata messa in atto dall’Homo habilis, mentre la collaborazione per la caccia è sorta quando gli ominini hanno cominciato a cibarsi di animali di grossa taglia, quindi si parla dell’Homo ergaster e dell’Homo erectus.

Sia per quanto riguarda le prime forme d’arte (monili, decorazioni e pitture rupestri) e le prime forme di sepoltura le testimonianze dicono che i Neanderthal le ptraticassero. Essi tuttavia non sono antenati dei Sapiens, quindi ai fini di questo ragionamento potrebbero essere stati i Sapiens a dedicarsi all’arte in modo indipendente.

La scrittura è una conquista dell’Homo sapiens avvenuta recentemente, ma in epoche diverse e in modo indipendente in varie zone della Terra. La capacità di scrivere segna il passaggio dalla preistoria alla storia.

In buona sostanza, a seconda della caratteristica che si scelga, la specie da nominare come “primo uomo” cambia. Da un punto di vista tassonomico è stato scelto l’Homo habilis, ma forse è l’Homo ergaster  / erectus quello che potremmo sentire più simile a noi.

Galleria degli olotipi 1:

*** Le immagini dell’articolo e della photogallery sono prese da Google immagini. Non è per noi possibile verificare eventuali diritti d’autore o risalire agli autori delle stesse. Nel caso un autore lo segnali indicheremo con piacere la provenienza o la rimuoveremo con dispiacere se richiesto. E’ possibile usare il form di contatti del sito per le segnalazioni del caso.

 

Galleria di altre foto:

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Glossario:

1 Olotipo: Il fossile deputato a rappresentare il riferimento di una nuova specie.

2Tassonomia: classificazione scientifica degli organismi [18]. Per quanto riguarda la forma abbreviata binomiale è costituita da un sostantivo che si scrive con la maiuscola ed indica il genere, seguito da un aggettivo scritto in minuscolo che rappresenta la specie, per es. Homo sapiens, Australopithecus afarensis e Canis lupus (il cane domestico).

 

Fonti e riferimenti

7 mesi ago

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