Considerazioni sulla questione palestinese

Dopo aver riassunto nel post: “Di chi è la Palestina? Le origini della questione palestinese“, i fatti salienti che hanno caratterizzato la storia della Palestina è stato inevitabile fare delle riflessioni sul conflitto tra palestinesi e israeliani. Non sono un’esperto di geopolitica quindi sono opinioni personali che nascono e restano in questo blog.

Prima di tutto mi chiedo: non sarebbe più corretto definirlo un conflitto tra arabi ed ebrei? Dico questo perché in realtà, da quando è nata la Lega Araba, molte nazioni non fanno altro che intromettersi in questa contesa, ufficialmente per difendere i palestinesi, in realtà perché usano questo conflitto per portare avanti la loro lotta contro l’occidente e la sua cultura. L’altro aspetto, infatti, è che queste nazioni vedono Israele non come l’oppressore da cui i palestinesi devono rendersi indipendente, ma come uno stato da cancellare e vedono gli israeliani come un popolo da sterminare. Obiettivi tipici di una guerra di religione e non di una guerra di liberazione.

Ne consegue che il primo grosso ostacolo alla pace è questo: l’intromissione indebita di nazioni straniere che non hanno interesse affinché si arrivi a una soluzione pacifica della questione. Per la verità anche Israele ha degli alleati, primo tra tutti gli Stati Uniti, ma questi alleati hanno sempre avuto interesse affinché il conflitto fosse risolto in tempi brevi.

Per quanto riguarda una presunta legittimità maggiore dei palestinesi o degli israeliani a governare il territorio dei propri avi, c’è da dire che la storia della Palestina non sembra dare ragione a nessuno dei due. Si può dire che la Palestina, fin dall’antichità, è sempre stata abitata e che è stata una terra che ha subito continue e molteplici invasioni e conquiste da parte di imperi e nazioni starnieri. Sì ci sono stati dei regni ebrei, ma in una terra che era contemporaneamente abitata da altrettanti non ebrei. E’ vero che la maggior parte degli ebrei è andata via e si è dispersa per il mondo, ma non è successo per volontà loro. Sono stati più volte cacciati o deportati dalla Terra promessa con la forza (assiri, babilonesi, romani, crociati, ecc.). Da notare, inoltre, che, al tempo dei regni d’Israele, Maometto non era ancora nato e a maggior ragione non c’era l’islamismo. Quindi, di sicuro, chi professa l’ebraismo vive da più tempo in Palestina di chi professa l’islamismo. Infine, anche durante il lungo periodo di dominazione islamica (califfati e Impero Ottomanno) la Palestina è stata una regione in cui i pochi abitanti che c’erano erano di etnie e di religioni diverse. Tutto questo per dire che la Palestina è stata sempre una regione in cui hanno convissuto in modo più o meno pacifico vari popoli e non può essere identificata univocamente come la terra degli ebrei o la terra degli arabi.

Quindi a chi deve essere assegnata la Palestina? Probabilmente la soluzione migliore sarebbe scindere definitivamente l’aspetto religioso da quello politico e realizzare un un’unico stato laico come in tutte le nazioni più ricche ed avanzate del pianeta.

Ma questa è una utopia, ormai la divisione tra i due popoli ha assunto dei caratteri così netti da un punto di vista religioso e culturale per cui è impossibile pensare a una convivenza pacifica sotto una stessa bandiera. L’odio nei confronti dell’altro che poi pervade entrambi è davvero così alto che non credo possa essere placato facilmente (la serie Fauda mostra molto bene questo aspetto).

Perciò, affinché la pace possa regnare in Palestina, è necessario che avvengano le seguenti cose:

  • L’opinione pubblica mondiale dovrebbe iniziare a distinguere i palestinesi (la martoriata popolazione che vive nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e nei campi profughi di molti paesi limitrofi) da Hamas e dagli stati Islamici. Hamas è un gruppo di terroristi, i paesi islamici sono dei paesi integralisti che finanziano la jihad che è una guerra di religione. I palestinesi vanno aiutati, gli estremisti emarginati. Il solo organo che rappresenta politicamente la Palestina dovrebbe essere l’ANP.
  • I paesi occidentali e i paesi arabi non islamici dovrebbero allearsi nell’ambito dell’ONU, anche per tutelare i propri interessi, e intervenire con la diplomazia e con l’intelligence in modo che Israele e l’ANP raggiungano un accordo definitivo. Potrebbe essere indetta una Conferenza di Pace su questo tema sotto la guida dell’ONU.
  • Tutte questa nazioni “volenterose” dovrebbero riconoscere ufficialmente entrambi gli stati: quello d’Israele e quello Palestinese.
  • Israele dovrebbe ritirarsi dai territori occupati (entro quali confini è difficile per me dirlo, visto che sono cambiati molte volte) e dovrebbe permette la nascita di uno Stato Palestinese indipendente rinunciando a ogni forma di controllo su di esso. La continua espansione delle colonie è una delle cause di questo conflitto.
  • I palestinesi dovrebbero finalmente dar vita a un loro stato laico e indipendente, e smettere di farsi influenzare dagli stati islamici che non hanno alcun interesse affinché questo avvenga e stanno soltanto usando la questione palestinese per i loro scopi propagandistici. Dovrebbero concentrarsi sulla costruzione di una nazione moderna, fondata sul lavoro e non sulla religione.
  • Entrambi gli stati, quello palestinese e quello israeliano, dovrebbero impegnarsi a tutelare le eventuali minoranze arabe ed ebraiche presenti nei loro territori. E’ impensabile un’altra migrazione di massa da una regione all’altra.
  • La comunità internazionale dovrebbe farsi carico della ricostruzione della Palestina finanziando una specie di Piano Marshall che permetta a questa nazione di risollevarsi e non dover ricorrere ai finanziamenti degli attuali alleati.
  • Gerusalemme dovrebbe essere una città indipendente, una specie di città stato, di enclave, insomma di zona franca in cui tutti possano professare la propria fede e andare in pellegrinaggio (ebrei, musulmani, cristiani, ortodossi, ecc.). Quindi nessuno dei due stati la dovrebbe avere come capitale.
  • I caschi blu dell’ONU dovrebbero sorvegliare le zone di confine, creando delle aree cuscinetto e intervenire militarmente nel caso di attacchi terroristici.
  • La lotta ai gruppi terroristi integralisti dovrebbe essere sostenuta senza quartiere in tutto il mondo sotto il patrocinio dell’ONU. Purtroppo queste organizzazioni non posso essere smantellate pacificamente.
  • Gli intellettuali di tutto il mondo dovrebbero smettere di parteggiare per uno o per l’altro, ma dovrebbero cercare di usare la propria influenza per sensibilizzare l’opinione pubblica alla pace e dovrebbero riconoscere il diritto all’esistenza di entrambe le nazioni. Infine dovrebbero isolare i loro colleghi integralisti o nazionalisti.

In questi ultimi giorni, che sono quelli immediatamente successivi all’attacco del 7 ottobre 2023, nei dibattiti televisivi, negli articoli dei giornali e nelle manifestazioni di entrambe le parti si è vista una strumentalizzazione degli accadimenti recenti e della storia passata che è disgustosa. Non so se questo dipenda dall’ignoranza, dalla superficialità o dall’ipocrisia di queste persone.

Fatto sta che diventare il partigiano di una delle due fazioni non fa che peggiorare le cose e allontanare la pace.

 

Fonti e riferimenti

1 anno ago

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