E’ difficile considerare il libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi un romanzo, perché fin dalle prime pagine si percepisce che quella che si sta leggendo è una testimonianza reale, un racconto fedele e , una specie di documentario su una delle pagine più buie della storia mondiale.
Allo stesso tempo, man mano che si va avanti con la lettura del libro, gli eventi e le situazioni descritte diventano così crude e così lontane dalla nostra esperienza che ci si inizia a chiedere come possano essere successe queste cose e perché mai siano accadute.
Primo Levi non risponde a queste domande nel libro, ma nella edizione scolastica che ho letto io c’è una appendice che contiene le risposte ad alcune delle domande che con più frequenza gli venivano poste dagli studenti, quando andava in giro per le scuole a parlare del suo libro e più in generale a testimoniare gli eventi accaduti in quegli anni; e in questa appendice Primo Levi afferma una cosa che mi ha molto colpito.
A chi gli chiedeva perché fossero successe queste cose e cosa avesse causato questa follia collettiva lui rispondeva che al di là del contesto storico, della pazzia del dittatore tedesco e dell’antica avversione nei confronti del popolo ebraico, il fenomeno non era comprensibile: “Forse quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare. Mi spiego: comprendere un proponimento o un comportamenteo umano significa contenerlo, contenerne l’autore, mettersi al suo posto, identificarsi con lui. Ora, nessun uomo normale potrà mai identificarsi con Hitler, Himmler, Goebbels, Eichmann e infiniti altri…La guerra è un terribile fatto di sempre: è deprecabile ma è in noi, ha una sua razionalità, la comprendiamo. Ma nell’odio nazista non c’è razionalità: è un odio che non è in noi, è fuori dall’uomo, è un frutto velenoso nato dal tronco funesto del fascismo, ma è fuori ed oltre il fascismo stesso. Non possiamo capirlo ma possiamo e dobbiamo capire da dove nasce e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare“.
Riassumere il contenuto del libro non è possibile perché vi sono raccontati tanti episodi accompagnati da stati d’animo che possono essere compresi solo se calati nel contesto dell’intera vicenda, tenendo presente che, come scritto nella prefazione, l’autore ricorda: “Mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è inventato“. C’è però una poesia che apre il libro che ben rappresenta sia il contenuto del libro, sia lo scopo per cui è stato scritto, ossia far conoscere cosa è successo nei lager nazisti.
Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi.
Fonti e riferimenti:
- Poesia recitata da Dino Beccagli.
- Primo Levi su Wikipedia.
- Il ritorno di Primo Levi ad Auschwitz: parte1 e parte2.
- Intervista su Rai 2
- L’Olocausto su Wikipedia.
- Laboratorio Levi su RaiPlay.
- Gli sci di Primo Levi su RaiPlay.