“Dall’Amazzonia al Kalahari, dalla giungla indiana alla foresta pluviale del Congo, collaboriamo con i popoli indigeni per proteggere le loro vite e le loro terre. I popoli indigeni subiscono razzismo, furti di terra, sviluppo forzato e violenza genocida solo perché i loro stili di vita sono differenti. Tutto ciò deve finire.“
Gli indigeni
Quando sentiamo il termine “indigeno” il nostro pensiero va immediatamente a qualche documentario visto in televisione in cui si parlava degli usi e dei costumi di qualche comunità che, in qualche zona sperduta dell’Amazzonia o in qualche deserto dell’Africa o in qualche isola asiatica, viveva in uno stato che a noi sembrava ancora primitivo e il cui stile di vità era così distante dal nostro da farci vedere queste persone come dei personaggi anacronistici più simili ai nostri antenati preistorici che a noi stessi.
In realtà la parola “indigeno” indica semplicemente un individuo che è : “nativo del posto in cui vive“. Quindi se uno è nato a Roma e vive ed è sempre vissuto a Roma, è anch’egli un indigeno, un indigeno di Roma.
Esistono dei popoli che nel corso della storia sono rimasti volontariamente ai margini del progresso e che sono rimasti impassibili di fronte all’evolversi del mondo che li circondava, all’avanzare della tecnologia, della scienza e della cultura e soprattutto all’affermarsi della globalizzazione di usi e costumi.
Questi popoli, ormai in realtà si parla di piccole comunità più che di popolazioni, sono rimasti legati alle proprie tradizioni, alla propria lingua, ai propri costumi, alla propria religione e alle proprie credenze, in poche parole sono rimasti legati alla propria cultura, evitando o limitando le contaminazioni con quella di altri popoli.
Soprattutto queste comunità sono rimaste legate al territorio in cui hanno sempre vissuto e all’ambiente da cui hanno sempre tratto tutto il necessario per la loro sopravvivenza e che per questo rispettano e proteggono.
Come sono refrattari alle novità del mondo esterno allo stesso modo non cercano in nessun modo di influenzarlo, sono semplicemente indifferenti ad esso e concentrati soltanto sulle loro attività quotidiane.
Questione di cultura
In un mondo che è andato verso l’affermazione di modelli culturali standardizzati, contaminati dal contributo e dall’influenza di tante società, soprattutto quelle considerate “più avanzate”, questi popoli che noi chiamiamo “indigeni” hanno deciso di continuare a vivere in simbiosi con la loro terra e di non acquisire nessuna o soltanto alcune delle conoscenze del mondo esterno.
E’ un atteggiamento che può essere o non essere condiviso, ma che è del tutto legittimo e pertanto non può che essere rispettato.
Se noi oggi guardassimo la scena di un film girato in una strada di una città che non conosciamo, sarebbe difficile dire con certezza se si tratta di una città americana, australiana, europea o asiatica. Questo è uno degli effetti della globalizzazione.
Il modo di vivere di questi indigeni è molto distante dal nostro e risulta ai nostri occhi incomprensibile, anacronistico ed estremamente arretrato. Proviamo un senso di tenerezza e compassione nei loro confronti perché a loro mancano tutte le cose che noi abbiamo a disposizione. E’ vero che a loro mancano le comodità, le conoscenze e la tecnologia a nostra disposizione, ma è anche vero che nel mondo in cui loro vivono molte di queste cose sarebbero superflue e che pur senza di esse a ben guardare la loro vita non può essere considerata meno piena e soddisfacente della nostra. Anzi, osservando le loro foto spesso a me viene il dubbio che forse la semplicità del loro vivere non li porti addirittura ad essere più felici di noi che viviamo nel mondo in cui spesso l’apparenza è più importante della sostanza, in cui la prestazione è più importante della rilevanza dell’attività che si svolge, in cui lo spreco è all’ordine del giorno e in cui l’interesse personale viene prima di quello della collettività.
La loro cultura è diversa dalla nostra, ma non meno complessa e antica. E’ radicata al territorio in cui si è sviluppata e risponde alle esigenze di persone che vivono in un contesto diverso. Ed è alla luce di queste considerazioni che va studiata e interpretata, non in base a pregiudizi dettati dalla superficialità e dall’ignoranza. E’ certo meno evoluta, questo è evidente, ma non è meno dignitosa.
Prevaricazione e indifferenza
Ma qual è l’atteggiamento di noi cittadini “civilizzati” nei confronti degli “indigeni“?
E’ lo stesso da sempre: prevaricazione o indifferenza.
Prevaricazione da parte di chi, spinto da interessi economici, si appropria, con la forza e con al furbizia, dei territori occupati da queste comunità sterminandole, cacciandole via o riducendole alla fame.
Indifferenza da parte di tutte le altre persone “civilizzate” che pur sapendo cosa avviene in molte zone del mondo non fanno niente per difendere i diritti sacrosanti di questi popoli.
Survival International
E’ proprio questo lo scopo di Survival International, difendere i diritti degli indigeni e sottoporre all’attenzione dell’opinione pubblica i soprusi cui sono sottoposti gli indigeni di tutto il mondo.
Nel corso della storia ci sono stati dei veri e propri genocidi perpetuati nel nome del progresso e di interessi economici. Per esempio, gli indiani (nativi americani) che erano gli indigeni del Nord America furno sterminati e costretti a vivere nelle riserve da parte degli europei, i Maya che erano gli indigeni del Centro America furno sterminati dai conquistadores spagnoli, ecc.
La cosa grave è che ancora oggi i popoli indigeni non sono rispettati e i loro diritti umani non sono tutelati.
E questo sta accadendo ora, in tutto il mondo e sotto i nostri occhi.
Alune delle popolazioni indigene in pericolo:
- Guaranì –> Amazzonia ( Brasile) –> America meridionale [approfondimento]
- Yanomami –> Amazzonia (Brasile settentrionale, Venezuela meridionale) –> America meridionale [approfondimento]
- Inuit –>