L’uomo dell’isola di Flores

L’isola di Flores

L’Isola di Flores sembra una canoa che galleggia nell’Oceano Pacifico. E’ un’isola che fa parte dell’arcipelago indonesiano, più precisamente si trova nelle Piccole isole della Sonda, tra le più famose Giava, Bali e Timor. E’ estesa poco più della metà della Sicilia ed, essendo molto vicina all’equatore, ha un clima tropicale, caratterizzato da una stagione secca, che dura da aprile a novembre, e da una piovosa e umida, che va da dicembre a marzo. Inoltre le giornate sono quasi equamente divise tra giorno e notte (12 ore di buio e 12 di giorno) e la temperatura è praticamente sempre tra i 24°C e i 31°C. La vegetazione è rigogliosa (lo si può vedere anche da Google Map); una parte dell’isola, infatti, è ricoperta da una foresta fluviale, tipica dei territori che si trovano a quella latitudine. Allo stesso tempo l’isola ha dei monti, tra i quali spicca anche il vulcano Kelimutu, con i suoi tre laghi craterici molto suggestivi per la colorazione dell’acqua.

Ai  nostri giorni l’isola è abitata da circa un milione e mezzo di persone (stessa densità abitativa della Sicilia) che si dedicano prevalentemente all’agricoltura (riso, caffé, mais, anacardi, cassava/manioca e cacao) e in misura minore ad artigianato (produzione di tessuti ikat), pesca e turismo. Il turismo ultimamente sta crescendo molto grazie alle bellezze naturali (spiagge, foreste, vulcano), alla fauna (draghi di Komodo, scimmie), ma anche per la curiosità che si è creata attorno ai villaggi tradizionali delle tribù indigene (Manggarrai e Ngada, per esempio) con la loro cultura e le loro cerimonie molto caratteristiche, legate alla religione animista. A parte questi villaggi isolati, il resto della popolazione è quasi tutta di religione cattolica.

L’uomo di Flores

Proprio su quest’isola, nella grotta di Liang Bua, nel 2003 sono stati trovati i resti di un ominine che è stato poi riconosciuto come rappresentate di una nuova specie di uomini che è stata battezzata con il nome di Homo floresienis. L’importanza di questo ritrovamento dipende dal fatto che la datazione stimata di queste osse e le caratteristiche fisiche desunte della donna cui appartenevano hanno messo un po’ in crisi alcune certezze dei paleoatropologi e messo in discussione alcuni punti che sembravano assodati da tempo circa le tempistiche della diffusione degli ominini sulla Terra.

In pratica, dalla datazione di questi reperti e di altri trovati successivamente in altre parti dell’isola, è emerso che questa nuova specie sia vissuta a Flores fino a 50 Kya, per questo ci si aspetterebbe che le caratteristiche fisiche (soprattutto l’altezza e il volume del cranio) di queste persone siano simili a quelle di un Homo sapiens (la nostra specie), al massimo di Homo erectus (una specie estinta, ma che era molto diffusa in oriente), mentre invece risultano essere molto più simili a quelle di Homo habilis (vissuto tra 2,4 Mya e 1,4 Mya) o addirittura a a quelle di un australopiteco (vissuto tra 4Mya – 3Mya ).

Gli Homo habilis  e gli australopitechi, quindi,  sono vissuti molto tempo prima e i loro fossili sono stati ritrovati solo in Africa e non altrove. Si pensa, infatti, che la prima specie ad essere uscita dall’Africa sia stata quella dell’Homo erectus/ergaster che ha delle caratteristiche fisiche molto più “moderne” rispetto all’Homo floresiensis [10].

Caratteristiche fisiche dell’Homo floresiensis

Questa nuova specie rappresenta bel rompicapo per gli studiosi perché presenta allo stesso tempo un miscuglio di caratteristiche moderne e primitive:

Altezza ~106 cm (simile a quella degli australopitechi)
Volume cranico ~400 cc (simile a quella degli australopitechi)
Peso ~25-35 Kg.
Denti Denti piccoli come negli uomini moderni, ma grandi in proporzione al resto del corpo. I canini e i premolari hanno una morfologia primitiva, mentre i molari sono moderni.
Volto Poco pronunciato, piatto simile a quella degli uomini moderni.
Arti Gli arti sono robusti e simili a quelli dell’australopiteco
Piede I piedi sono piatti e non arcuato come quelli di un uomo moderno e sono grandi in proporzione al resto del corpo. Capacità limitata di correre.
Alluce E’ allineato alle altre dita come negli uomini moderni, ma è più corto rispetto ad esso come nei primati.

L’olotipo dell’Homo floresiensis è noto come LB1 ed è stato trovato nel 2003 nella grotta di Liang Bua nell’isola di Flores. I resti di LB1 sono di una donna adulta e comprendono un cranio, una mandibola abbastanza completi, le ossa delle gambe, delle mani e dei piedi, oltre a diversi piccoli frammenti [19].

Ipotesi sull’origine dell’Homo floresiensis

Nel corso degli anni ci sono state varie ipotesi riguardo l’evoluzione dell’Homo floresiensis, ma non è facile trovare una spiegazione per la presenza così tardiva di un essere così primitivo.

Per molto tempo si è pensato che potesse trattarsi di un esemplare di uomo moderno afflitto da una patologia che ne avesse arrestato lo sviluppo (microcefalia, ipotiroidismo, sindrome di Laron o sindrome di Down), ma oggi si tende a scartare questa ipotesi, sia perché sono stati ritrovati altri resti simili in un altro sito dell’isola (Mata Menge a circa 120 Km di cammino da Liang Bua) sia perché nessuna patologia presenta tutte le caratteristiche dell’Homo floresiensis allo stesso tempo. Cioè nessuna patologia porta a una “regressione” così evidente delle caratteristiche evolutive di una specie.

Altri ritrovamenti fatti a Mata Menge sembrano, inoltre, testimoniare la presenza di individui simili all’Homo floresiensis già 700 Kya [4].

Al momento le ipotesi pià accreditate, per spiegare la presenza di questi individui così strani a Flores, sono due:

  1. Discendenza da Homo erectus: In questa ipotesi l’Homo floresiensis discende direttamente dall’Homo erectus la cui presenza è ben documentata in Asia, ma essendosi trovati isolato per molto tempo è intervenuto un fenomeno chiamato nanismo insulare* che porta alcune specie a ridurre le proprie dimensioni in modo proporzionale. Questo spiegherebbe la “regressione” delle caratteristiche fisiche di Homo floresiensis rispetto a Homo erectus. [4,13]
  2. Discendenza da Homo habilis o precedente[4,13]: In questa ipotesi l’Homo floresiensis discende da una specie precedente all’Homo erectus che, partita dall’Africa, ha raggiunto l’oriente e l’isola di Flores in tempi più remoti di quelli stimati oggi Anche questo spiegherebbe le sue caratteristiche, il problema è che non si è mai trovato fuori dall’Africa un individuo così primitivo e si è sempre pensato che la prima migrazione sia stata quella dell’Homo erectus/ergaster datata a circa 2 milioni di anni fa [9]. Se questa ipotesi fosse vera bisognerebbe rivedere un po’ questa teoria (Out of Africa I) [13]. In questo scenario Homo erectus si sarebbe evoluto in parallelo a Homo floresiensis. Anche in questo caso potrebbe aver influito in qualche modo il fenomeno del nanismo insulare.

Conclusioni

L’isola di Flores si trova subito ad est della linea di Wallace, che costituisce una linea difficilmente valicabile per molte specie di animali a causa della profondità dei fondali e della forza delle correnti marine, questo significa che, se alcuni gruppi di ominini sono riusciti a oltrepassarla, seppur favoriti da particolari condizioni climatiche, non si trattava di specie così primitive.

Questi individui poi, al cambiare del condizioni climatiche, sono rimasti bloccati sull’isola e l’isolamento prolungato può aver portato al sorgere del fenomeno del nanismo insulare che è ben documentato in altre specie di animali. Del resto, ancora oggi, nella stessa isola, c’è una tribù, nel villaggio di Rampsasa molto vicino a Liang Bua, i cui membri hanno un’altezza media di un metro e quaranta. Anche se degli studi effetuati su di loro hanno escluso una discendenza dall’Homo floresiensis, tuttavia potrebbe essere considerata una certificazione del fatto che il nanismo insulare può avere effetto anche sugli uomini.

Per questo motivo sarebbe molto interessante condurre degli scavi anche nelle isole vicine come Sulawesi, Sumbawa, Sumba, Flores, Timor, Alor e in tutte le altre isole della Wallacea al fine di cercare altri reperti e vedere se anche in altre isole, com’è probabile, si siano vertificato questo strano fenomeno e quale delle due ipotesi sarebbe avvalorata. Magari si potrebbero trovare i resti della specie di cui l’Homo floresiensis è discendente diretto.

Se ritrovamenti futuri dovessero avvalorare la seconda ipotesi, allora si dovrebbero rivalutare le ipotesi attuali sulle tempistiche delle prime migrazioni dall’Africa e delle specie che ne sono state protagoniste. Altresì bisognerebbe rivalutare le capacità esplorative delle specie più antiche e aspettarsi il ritrovamento di esemplari di ominini antichi anche al di fuori dell’Africa.

 

Note

* Nanismo insulare: Il nanismo insulare è un fenomeno biologico in cui alcune specie animali, tipicamente di grandi dimensioni, evolvono verso forme più piccole quando vivono isolate su isole o in habitat ristretti. Questo processo si verifica a causa delle pressioni ambientali, delle limitate risorse disponibili sulle isole e per la carenza di predatori e di competizione. In queste condizioni, gli individui di dimensioni più ridotte tendono a sopravvivere e riprodursi più facilmente, portando a una selezione naturale verso dimensioni corporee più piccole nel corso delle generazioni. Un esempio di questo fenomeno sarebbe costituito, per esempio, dagli esemplari di elefante nano, trovati in molte isole del Mediterraneo (anche in Siclia) e nelle isole della Sonda.. Il fenomeno opposto, chiamato gigantismo insulare, può verificarsi quando specie di piccole dimensioni evolvono verso forme più grandi in assenza di predatori naturali sull’isola. Un esempio di quest’altro fenomeni sarebbero i ratti giganti che si trovano in molte isole e il drago di Komodo che si tova anche nelle isole della Sonda.

** Linea di Wallace: La linea di Wallace è una linea immaginaria che separa due distinte regioni biogeografiche del Sud-est asiatico: quella asiatica e quella australo-papuana. La linea di Wallace passa tra le isole di Borneo e Sulawesi, e tra Bali e Lombok. A ovest della linea, la fauna è tipica della regione asiatica, con specie come elefanti, rinoceronti, tigri e altri mammiferi placentati. A est della linea, invece, si trovano specie più tipiche dell’Australia e della Nuova Guinea, come marsupiali (ad esempio, canguri) e uccelli specifici della regione australo-papuana, come i casuari e i parrocchetti. La presenza della linea di Wallace riflette profonde differenze geologiche e storiche tra le due regioni. Durante le ere glaciali, il livello del mare era molto più basso, permettendo una continuità terrestre tra l’Asia continentale e le isole a ovest della linea, favorendo lo scambio faunistico tra di esse. Tuttavia, la linea segna una barriera naturale di grande profondità nelle acque marine, che ha impedito il passaggio di molte specie da una regione all’altra, mantenendo distinte le due faune.

*** Early Homo: Con il termine “early Homo” si fa riferimento alle specie di ominidi appartenenti al genere Homo che comparvero nelle fasi iniziali dell’evoluzione umana, subito dopo l’emergere del genere Homo da antenati più primitivi, come l’Australopithecus. Queste specie vissute tra circa 2,8 e 1,5 milioni di anni fa, rappresentano uno stadio evolutivo importante, caratterizzato da cambiamenti morfologici, cognitivi e comportamentali che segnano una transizione verso l’umanità moderna. Queste specie includono: Homo habilis, Homo rudolfensis, Homo georgicus, Homo ergaster e Homo erectus.

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Fonti e riferimenti

10 ore ago

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